La guerra dei primi nani

Ogni volta che si parla con un albergatore in una zona turistica in cui ci sono più alberghi che case e le poche case presenti sono per lo più affittate ad uso turistico, ci si rende conto che oggi sopravvivere (dal punto di vista lavorativo) è complicatissimo. Sto esagerando, lo riconosco, ma sta un po’ nella mia indole insofferente e dopo aver ricevuto l’ennesima telefonata dell’albergatore che dice che “è stata una stagione orrenda” mi sento frustrata e ho voglia di sfogarmi. Lo faccio qui perché le parole che seguono possano essere spunto di riflessione.

Per alcuni compiangersi è un obbligo quotidiano da assolversi come qualsiasi altro lavoro, lo farebbero anche dopo una stagione di tutto esaurito, è intrinseco, anche io lo faccio nel mio piccolo, quindi capisco.

Altri sono oggettivamente in difficoltà, sotto ogni punto di vista.

La telefonata di cui parlavo arriva nel tardo pomeriggio, dopo un lunedì difficile, ero provata e stanca (e qui esce la “brontolona” che è in me) e pensandoci adesso riconosco di non essere stata diplomatica, ma era ora di fare chiarezza una volta per tutte.

La stagione è andata male? Allora analizziamo cosa non ha funzionato con un po’ di autocritica: abbiamo risposto alle e-mail con sollecitudine e in modo completo? Abbiamo dei prezzi adeguati alla struttura e alla zona in cui si trova? Ci hanno fatto i complimenti per la pulizia dell’hotel, per il cibo, per la cordialità? Avrei potuto anticipare io stessa le risposte perché conosco la specifica realtà eppure tra molti “ma” e troppi “se” c’era ancora la voglia di trovare un capro espiatorio che fosse il più lontano possibile dalle proprie responsabilità.

Impariamo ad utilizzare i mezzi che abbiamo al massimo delle possibilità, diamo fiducia alle persone che possono aiutarci a migliorare, apriamo i nostri orizzonti. Una stagione “storta” insegna molto più di mille andate bene, cogliamo l’occasione di riflettere e cerchiamo le risposte in casa nostra con un po’ di senso critico.

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